La plastica, non è sufficiente effettuare la raccolta differenziata! E’ necessario sensibilizzare ad un minor consumo!
La plastica è fonte di interferenti endocrini, quali per esempio il bisfenolo A (BPA), una sostanza chimica usata prevalentemente per fabbricare plastiche e resine. Si trova nella plastica di alcune bottiglie e recipienti per alimenti, biberon, bollitori, cellulari, ecc..
Ma cosa sono questi interferenti endocrini?
Gli interferenti endocrini sono definiti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come sostanze o miscele esogene che alterano la funzione o le funzioni del sistema endocrino causando di conseguenza effetti avversi sulla salute di un organismo. Dati clinici nei modelli animali hanno identificato un’associazione fra interferenti endocrini e disordini della fertilità nel genere maschile e femminile.
L’asse riproduttivo femminile può risentire dell’esposizione a interferenti endocrini ad azione prevalentemente estrogenica sin dalla vita fetale, ma per la complessità del sistema endocrino femminile è più difficile stabilire il nesso di causalità rispetto al genere maschile.
Nei modelli animali, l’esposizione intrauterina al BPA, alle diossine e agli ftalati è stata associata allo sviluppo di un minor numero di follicoli primordiali a seguito di meccanismi epigenetici.
Nei modelli animali l’esposizione a interferenti endocrini è stata correlata anche ad una incidenza e gravità maggiore di endometriosi.
Altri interferenti endocrini, come ad esempio i parabeni, agiscono a vari livelli sulla follicologenesi, inducendo atresia. Studi in vitro hanno permesso di ritenere che anche gli ftalati e i pesticidi siano in grado di alterare la normale produzione ormonale nella donna. Ad esempio, concentrazioni urinarie di BPA sono state associate a maggiori possibilità̀ di fallimento delle tecniche di fecondazione assistita, e concentrazioni plasmatiche significativamente più̀ elevate sono state osservate nelle donne infertili rispetto ai controlli. L’esposizione al BPA sembra inoltre essere associata a un più rapido esaurimento della riserva follicolare e una menopausa più precoce.
Per la complessità̀ del sistema femminile, i dati disponibili si basano prevalentemente su studi animali e in vitro e spesso correlano un singolo interferente endocrino a diverse concentrazioni alla condizione patologica. Essendo gli interferenti endocrini ubiquitari, l’uomo è a contatto quotidiano con diverse sostanze contemporaneamente anche a basse dosi, ma non per questo sicuramente innocue.